Centro diurno socio terapeutico “Il Girasole”
Ultima modifica 22 dicembre 2022
Il Centro Diurno Socio-Terapeutico Riabilitativo “Il Girasole” si trova a Narzole in Via Cavour n.204 ed è un Servizio a gestione diretta del Comune di Bra, ente capolifa, sulla base della Convenzione tra i Comuni del Distretto di Bra.
Il Servizio è rivolto a soggetti adulti e a minori ultrasedicenni portatori di handicap ai sensi della Legge 104, per un totale di 20, con frequenze al Centro Diurno individualizzate.
Il Centro Diurno “Il Girasole” ha come scopo il raggiungimento del massimo grado di autonomia e di integrazione delle persone con disabilità e ha come fondamento e obiettivo quello di essere parte del territorio sia rispetto al coinvolgimento nelle iniziative che in esso si promuovono, sia nell’essere promotore di occasioni di scambio e conoscenza con il contesto.
Sulla base di queste premesse, in questo periodo di emergenza in cui le attività/interazioni del Centro si svolgono purtroppo a distanza tramite un gruppo Whats app, l’effettuazione di videochiamate individuali e di gruppo, l’invio di stimoli tramite mail o whats app o invio a domicilio di materiale vario, gli operatori ritengono importante valorizzare lo sforzo, l’impegno e la ricchezza comunicativa delle persone che da casa, sostenuti dai familiari e partendo da semplici stimoli degli operatori, continuano a mettersi in gioco, produrre scritti significativi e toccanti, inviano foto e messaggi.
Il loro vissuto, la loro voglia di vivere e di superare le difficoltà, il loro impegno e i loro sorrisi, la loro fantasia e creatività, la loro voglia di interagire ...merita di essere condivisa! Buona lettura e buona visione!
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ASPETTARE IN SILENZIO
In questi giorni il cielo pesa sopra l' umanità quanto un masso che schiaccia il mondo.Quante persone escono in questi giorni di casa?
Credo e spero poche ,solo chi ha esigenze di necessità.
Per chi ha una disabilità ha bisogno di più contatti sociali possibili e stimoli,a differenza di quanto qualcuno pensi, a risentirne maggiormente per questa situazione sono quindi ancora una volta le persone con disabilità.
Già per me, non è piacevole stare sempre seduto,stare poi senza contatti sociali è logorante.Per distogliere il pensiero leggo e muovo parole per scorgere pensieri capienti.
Giungere dentro questo genere di paralisi mi porta ad esporre parole pensate con interesse.
Anche vedere fuori dalla finestra ora è bello ,bello è anche fare passeggiate lungo un prato, un viale di alberi ,dentro un nido di nocciole;per chi come me,beato, abita in campagna.Sul nascere credo si possa stare senza uscire, arriverà poi il sole, il silenzio svanirà lasciando spazio ad una buona guarigione di una certa consistenza .I bambini inizieranno a giocare in questi prati ora vuoti, staremo a ridere e scherzare quando tutto terminerà, felici di aver sconfitto il virus con l' attesa di aver migliorato il mondo. Meglio iniziare daccapo una nuova storia fatta di parole generose e sincere con fatti concreti. Sentire l'odore di qualche fiore già spuntato tra i prati o i rami degli alberi,ascoltare il rumore delle foglie,il fruscio degli animali tra i cespugli, il vento sfiorare il viso mi fa sperare! Simone (21 anni, Cherasco, scritti durante qs periodo di quarantena e tratti dal suo blog giocandoapallone.altervista.org)
QUESTI GIORNI FATIDICI
Queste giornate di pandemia mi fanno riflettere sui momenti trascorsi in giorni migliori. È stare solo con il mio obiettivo inclusivo, che aspetto speranzoso le giornate, celate però da un frequente senso di amarezza. Le persone in preda ad un nuovo panico si lasciano prendere da una vacante indifferenza meccanica per cui ci si isola sia involontariamente che appositamente. Se da una parte stare a casa è indispensabile per sconfiggere il virus, dall'altra riduce certamente le aspettative di ognuno creando un'incertezza globale. Stare in quarantena ben ci fa allontanare dal resto del mondo, aspettando però il ritorno di una nuova vita.
Io ho ben accettato il modo con cui bisogna cercare di trascorrere il tempo a casa. In questi giorni faccio letture condivise entrando a far parte di una certa rete sociale, una sorta di club di lettura a distanza.
Lunghe passeggiate mi è concesso fare solo verso il prato davanti a casa mia, e il nido di nocciole dietro casa. Sto a guardare la televisione concentrandomi sui film polizieschi e utilizzo maggiormente i social. Il tirare fuori poi, giochi di società che avevo abbandonato mi frulla per la testa. Assaggio con vera passione le giornate celate da una sedentaria fenomenale vita, aspra e momentanea.
Certo non vedo l'ora di tornare alla normalità per bene vivere in sintonia. Continuo certo ad alimentare il mio blog anche in questi giorni fatidici per cercare di parare il mio giudizio. Facile non è stare frequentemente zitto con la voglia certamente di “dire”. Scrivo allora, parole pensate con cura al fine di abbandonare certe credenze sui disabili. Le parole, credo fermino qualche pregiudizio, con la speranza che serva scrivere sul web. Sebbene cercare le parole giuste non è del resto parecchio facile, parecchio facile non è neanche stare dentro uno stereotipo. Vale la pena, quindi, fare ogni tentativo per eliminare tali credenze.
Acquisire la consapevolezza che praticamente non si deve uscire e non si deve avere rapporti sociali se non virtuali non è semplice, ma ci dobbiamo convincere per il bene e l'interesse di tutti.
Io che sono abituato a comunicare anche con gesti e contatti fisici, resto quasi ben perso senza praticare una vera iterazione, se non quella obbligata solo da una comunicazione virtuale. Per gli altri seguire virtualmente i miei gesti non verbali non è semplice. Mi accontento per ora di fare video chiamate interagendo con ascolto e sguardi e raccontare con dose, messaggi che a mia volta ricevo, sconfiggendo così l'esclusione sociale. È bello vedere la persona parlare attraverso le videochat; sembra di averla vicino ma distante contemporaneamente.
Non andrà tutto bene. Simone (21 anni, Cherasco, scritti durante qs periodo di quarantena e tratti dal suo blog giocandoapallone.altervista.org)
UN NUOVO INIZIO
Stavo meglio prima con certi freddi medesimi disagi di cui a volte ne ero travolto. Stavo meglio quando non avevo una serie di leggi da seguire sul distanziamento sociale. In verità meglio meditare su valori serbati con cura negli anni, che aspettare una pandemia cambi la coscienza di molte persone in maniera mite. Penso che pretendere un forzato e raffinato altruismo di condivisione sia irregolare in questo periodo particolare. Del resto, è vaporoso demordere a un ritorno umano, se il ritorno è utile magari solamente per esigere una satura libertà. Da una parte ci saranno persone che avranno paura ad uscire isolandosi, dall'altra ce ne saranno altre che appena si potrà uscire si allontaneranno per stare finalmente sia fuori di casa che liberi. Qualcuno, in ultimo, etichetterà questa storia squallida e acquisirà di stare con un umile pensiero assaporando i piccoli gesti.
Al mare quest'anno la vacanza sarà un optional, i rapporti interpersonali saranno ridotti, le persone vivranno senza sapere chi accettare nella propria cerchia amica di condivisione ravvicinata, utile sarà adeguare la propria strada di vita per tenere lontano il nemico invisibile che ha preso piede drasticamente. Penso che non serva stare perennemente tutti con la stessa quantità di precauzioni sospendendo le abituali attività, ognuno dovrebbe a modo suo agire seguendo le regole appropriate.
Secondo me essere comunque seri in questo periodo serve a poco, per sdrammatizzare bisogna cercare di stare dentro un grande contesto allegro, anche se si tende ad essere pessimisti.
Quando si determina, una vasta catastrofe si scordano anche una serie di stereotipi per cui ci si dovrebbe abbandonare, con il tentativo di iniziare una nuova vita traendo un beneficio anche da qualcosa “andato male”.
Nel magico destino della stessa quantità in cui siamo colpiti è credo, bene sapere che alla fine siamo tutti affini. Un'affinità che condividiamo è ad esempio la scelta forzata e il sapere cosa si può fare e cosa no, o meglio cosa siamo tutti obbligati a perseverare.
Questa retorica oppressione per cui tutti sono ora posseduti da limiti simili, nel bene e male siamo alla fine tutti uguali? Ormai, invece che dire: “Andrà tutto bene”, io direi: “Finisca al più presto questa tragedia!”. Simone (21 anni, Cherasco, scritti durante qs periodo di quarantena e tratti dal suo blog giocandoapallone.altervista.org)
LE GIORNATE IN QUESTI GIORNI
Io in questi giorni trascorro le giornate con la mia famiglia stando al caldo e faccio tante cose: gioco a Monopoli, piego gli asciugamani, guardo tantissimi cartoni animati, mangio la merenda, gioco a Speedy Words con mio papà e mia nonna, mangio pranzo, leggo le fiabe dei Grimm, guardo i video che tu mi mandi, e a me piacerebbe fare ancora un pomeriggio un’altra videochiamata con Vincenzo e Manuela, perché loro sono miei amici e io gli voglio tanto bene.
COME TRASCORRO LE GIORNATE
Le giornate io le trascorro a casa facendo tante cose belle con la mia famiglia e con mio fratello Paolo. Oggi pomeriggio io e mio fratello Paolo vi mandiamo un video del balletto che abbiamo inventato noi sui Pinguini tattici Nucleari così quando io vengo di nuovo al centro lo possiamo ballare tutti insieme il lunedì mattina durante il laboratorio musicale.
LE EMOZIONI CHE STO PROVANDO
Il rimpianto di non essere al centro, paura di prendere il corona virus, paura che la nonna si ammali, mi manca la compagnia dei miei compagni e mi sento sola.
LA COSA CHE MI PESA DI PIU'
Non poter andare a tare le passeggiate fuori, non poter andare a trovare la cagnetta Nutella, non andare a Basckin, non poter andare a trovare i cuginetti, non poter fare le attività del centro, e anche non poter stare con i miei amici del centro e anche con gli operatori.
UN ASPETTO CHE MI PIACE
A me piace alzarmi tardi la mattina, andare a dormire tardi alla sera, giocare con i miei genitori, guardare le videochiamate dei miei cuginetti sul cellulare di mio papà, ricevere i messaggi vocali, ricevere le videochiamate dei miei amici del centro, ricevere dei video, fare il laboratorio musicale il lunedì mattina, stare con la mia mamma.
UNA COSA CHE MI PIACEREBBE FARE ORA
Andare a fare una gita in montagna o al mare con la mia famiglia e i miei cuginetti, andare a mangiare una pizza con la mia famiglia e i miei cuginetti in pizzeria, se è possibile andare un giorno con il centro a mangiare una pizza in pizzeria al “fior di fragola” , andare a fare la spesa il giovedì mattina al Big Store, organizzare un laboratorio di cucina il giovedì pomeriggio, ed anche divertirsi un po’.
UN DESIDERIO PER IL FUTURO
Ritornare al centro e rifare le attività di prima che a me piacciono molto. testi di Nicoletta (28 anni)
RACCONTO COME HO TRASCORSO LE FESTIVITA’ PASQUALI
CON CHI LE HO TRASCORSE?
Le festività pasquali le ho trascorse a casa con la mia famiglia e mia nonna Elsa.
COSA HO FATTO?
Durante le festività pasquali ho aperto le uova di pasqua e poi mia mamma mi ha scattato una foto con il suo cellulare. In queste vacanze di pasquali ho scritto gli articoli per il mio insegnante Pasquale, guardato l film al computer, o in televisione giocando con la nonna a fare i puzzle e piegando le robe, vestiti, asciugamani, calzetti, mutande, e tovaglioli. Nel pomeriggio io e il mio papà andiamo a fare delle passeggiate sotto in cortile e poi andiamo a giocare a Baskin con la palla.
COSA HO MANGIATO?
Il giorno di pasqua abbiamo mangiato gli gnocchi con il sugo di carne, il coniglio arrosto con le patatine arrosto, la colomba e il cioccolato delle uova. Poi alle cinque abbiamo mangiato la colomba con il thè.
HO SCARTATO UOVA DI PASQUA? QUALE SORPRESA HO TROVATO?
Si io ho scartato tre uova di Pasqua uno mio, uno di Paolo, uno di papà e la nonna ne ha scartato uno suo, nel mio ho trovato un gioco di memory, in quello di papà abbiamo trovato delle figurine dei cavalieri dello zodiaco, e in quello della nonna una collana e il quello di Paolo un freesby di Bathman.
HO SENTITO/VISTO QUALCUNO AL TELEFONO?
Si, abbiamo fatto delle videochiamate con i miei zii e i miei cuginetti durante le quali ci siamo scambiati gli auguri di buona pasqua e ci siamo chiesti se stiamo bene di salute e cosa stiamo facendo in questi giorni. Io ho visto i video dei miei amici e compagni del centro diurno.
C’E’ UN PARTICOLARE CHE MI HA FATTO PIACERE?
Si, rompere le uova di pasqua, fare le videochiamate con i miei cuginetti, giocare a Baskin, guardare i video dei miei amici e compagni del centro diurno, leggere le barzellette per i miei amici del centro diurno e fare le videochiamate con i miei amici del centro diurno. testi di Nicoletta (28 anni, Bra)
DOPO AVER ASCOLTATO LA REGISTRAZIONE AUDIOVISIVA DEL LIBRO “LA GRANDE FABBRICA DELLE PAROLE” di Agnès De Lestrade:
DOVE SI SVOLGE LA STORIA CHE HAI SENTITO?
La storia che ho sentito si svolge nel paese della grande fabbrica delle parole dove le persone non parlano quasi mai.
IN QUEL PAESE COSA BISOGNA FARE PER PRONUNCIARE LE PAROLE?
In quel paese per pronunciare le parole bisogna comprarle e inghiottirle.
CHI NON HA SOLDI PER COMPRARE LE PAROLE, DOVE FRUGA PER TROVARLE?
Chi non ha soldi per comprare le parole fruga nei cassetti della spazzatura.
IN QUALE STAGIONE SI POSSONO COMPRARE LE PAROLE IN OFFERTA SPECIALE?
La stagione in cui si possono comprare le parole in offerta speciale è la primavera.
QUANDO LE PAROLE VOLTEGGIANO NELL’ARIA, CON COSA LE CATTURANO I BAMBINI?
Quando le parole volteggiano nell’aria i bambini le catturano con il retino acchiappa farfalle.
PHILEAS COSA VORREBBE DIRE A CYBELLE?
Phileas vorrebbe dire a Cybelle “Ti amo”.
PERCHE’ NON GLIELO DICE?
Non glielo dice perché non ha abbastanza soldi nel suo salvadanaio.
CYBELLE HA IL VESTITO DI QUALE COLORE?
Cybelle ha il vestito color rosso ciliegia.
COSA DICE OSCAR A CYBELLE?
Oscar dice a Cybelle: “Ti amo con tutto il cuore mia Cybelle, un giorno lo so noi ci sposeremo”.
QUALI PAROLE PRONUNCIA INVECE PHILEAS?
Phileas pronuncia le parole: Ciliegia, Polvere e Seggiola.
COSA REAGISCE CYBELLE ALLE PAROLE DI PHILEAS?
Sybelle alle parole di Philes fa un sorriso, poi si avvicina a Phileas e gli da un bacio delicato sul naso.
QUAL E’ LA PAROLA SPECIALE CHE PRONUNCIA ALLA FINE PHILEAS?
La parola speciale che pronuncia alla fine Phileas è “Ancora”.
TI E’ PIACIUTA QUESTA STORIA?
Si, questa storia mi è piaciuta perché parla di un argomento molto interessante, che le parole sono preziose e che bisogna usarle pensando a quello che si dice. Che le parole esprimono un’emozione, un sentimento, uno stato d’animo. Le parole non vanno sprecate.
COME POTREBBE CONTINUARE?
La storia potrebbe continuare così: Phileas e Cybelle si innamorano l’uno dell’altro e l’amore è molto più eloquente delle parole. Uno sguardo, un sorriso, una carezza, un abbraccio, un bacio, accarezzano la vita.
TI E’ CAPITATO DI VOLER DIRE QUALCOSA E DI NON ESSERCI RIUSCITA?
A me è già capitato di voler dire qualcosa e di non esserci riuscita soprattutto quando leggo le barzellette oppure quando qualcuno mi dice o fa qualcosa.
PROVA A SCRIVERE 5 PAROLE PER TE PREZIOSE E PER CIASCUNA INDICA A CHI LE DIRESTI E PERCHE’
Sorriso: io lo dico alla mamma perché è molto preoccupata per il lavoro e per la famiglia.
Abbraccio: io lo dico alla nonna perché lei è molto disponibile a consolarmi quando io sono triste.
Bacio: io lo dico a papà perché lui mi fa leggere le barzellette e con lui imparo qualcosa.
Carezza: io lo dico a Vincenzo perché quando io sono molto triste lui me la fa.
Grazie: io lo dico alle persone che mi vogliono bene perché mi aiutano tanto. testi di Nicoletta (28 anni, Bra)
OSSERVO LE IMMAGINI DELLE AVVENTURE DI “GIOVANNINO IL BAMBINO BIRICHINO”, NE SCELGO 4 E INVENTO UNA NUOVA STORIA
C’era una volta un bel ragazzino che si chiamava Giovannino. Lui aveva 12 anni e faceva ancora le scuole medie. (disegno 1)
Un giorno ebbe il desiderio di andare a fare una gita a Roma in treno con sua mamma. Allora i suoi genitori si mettono al computer e cercano di prenotare un albergo e un biglietto per il viaggio. (disegno 7)
Il giorno della partenza Giovannino e i suoi genitori vanno alla stazione. Quando arrivano alla stazione Giovannino sale sul treno con sua mamma e una volta saliti sul treno saluta dal finestrino con la mano il suo papà dicendo: “Ciao papà, non ti preoccupare che quando arrivo a Roma con la mamma io ti telefono e ti mando tante foto”. (disegno 5)
Il treno parte e in poche ore arrivano a Roma. A Roma visitano tante cose belle: la basilica di San Pietro, il Colosseo, i fori imperiali ed altri monumenti belli. Quando tornano a casa Giovannino abbraccia suo papà felice e contento di aver fatto una bella gita a Roma in treno. (disegno 10)
testo della nuova storia di Giovannino inventata da Nicoletta
INVENTA UNA NUOVA STORIA PARTENDO DALLE 5 IMMAGINI DI “RICCIOLI D’ORO”
NICOLETTA, LA BIMBA TERRIBILE
C’era una volta una bimba terribile che si chiama Nicoletta. (img 1) Questa bimba si gratta i capelli in continuazione e per questo ha i capelli tutti arricciolati. Un giorno lei e la sua famiglia prendono la macchina e vanno a fare una gita in montagna. Camminano per il sentiero vicino a un bosco e finalmente arrivano a una casetta. (img2) Nicoletta dice alla sua famiglia: “Ma laggiù ci potrebbe essere un rifugio” e allora vanno a vedere. Lei apre la porta e vede dei tavoli con delle sedie. (img3) Entrano e si siedono ad un tavolo. Nicoletta si è seduta su una sedia e visto che lei ha un dolce peso si rompono le gambe. (img4) Suo papà l’ha sgridata un po’ e poi l’ha aiutata a rialzarsi dalla sedia. Seduta su un'altra sedia un po’ più robusta ordinano la colazione al gestore. Nicoletta si prende un bel cappuccino fumante con una brioche al cioccolato. (img5) Bevono e mangiano con molto gusto la colazione che è stata preparata, sembra che in montagna le cose siano più buone. Suo papà paga il cappuccino e la brioche al cioccolato e la sedia rotta al gestore e lo salutano uscendo. Riprendono la passeggiata per tornare a casa contenti della gita e con il proposito di dimagrire un po’.
(testo storia inventata da Nicoletta Magnone)
immagini della storia di cui sopra colorate da Giusy (Narzole)
COME TRASCORRO LE MIE GIORNATE
Questi giorni di quarantena che sono rimasta a casa dal Centro Diurno di Narzole sono stati per me lunghi e pensierosi. In televisione si sentono notizie continue sul coronavirus e mi sono state raccontate tante informazioni interessanti ma che mi fanno riflettere sulla situazione difficile dell’Italia.
Ma trovo molta soddisfazione a passare il tempo a leggere le notizie della mia rivista in braille e possibilmente le collego cercando notizie anche a computer così mi tengo aggiornata.
Mi ha fatto molto piacere riuscire a inserirmi nel gruppo con I miei compagni e le mie educatrici del Centro attraverso il cellulare così ci teniamo in contatto con le videochiamate o I messaggi e stiamo vicini e questa cosa mi soddisfa.
Quest’anno la Pasqua l’ho passata a casa senza fare nulla di tanto particolare. Ho ricevuto le uova di Pasqua e la colomba e pensavo l’anno scorso quando sono andata a Messa di sera prima di Pasqua o gli altri anni quando andavo a Bra alla fiera di Pasquetta.
La primavera è bella e tutta fiorita e io mi faccio le passeggiate in cortile. (testi di Sara, 35 anni, La Morra)
IL CASTELLO DELLE NOTE MUSICALI
C’era una volta un grande castello abitato da un re e la sua famiglia.
DO era il domestico che si occupava del lavoro del castello.
RE era il re sovrano che governava tutto il regno.
MI era la principessa più piccola che avev dei bellissimi capelli lunghi biondi.
FA era la sorellina più grande di MI che insoddava ogni giorno una bella collanina di perle.
SOL era il sole che ogni giorno illuminava il regno,
LA era la regina, moglie di RE e mamma di MI e FA.
SI era una bella farfallina con le ali colorate che volava tra i fiorellini del grande giardino del castello.
Il secondo DO era il cocchiere che accompagnava la famiglia del re in carrozza in giro per il regno.
A RE e LA piaceva molto ascoltare musica, cantare e danzare e fare lunghe passeggiate nel giardino del castello.
Alle due principesse MI e FA piaceva leggere libri, avventurarsi per la natura e fare qualsiasi altra cosa che fosse piacevole.
Alla domenica tutta la famiglia reale andava in giro per il regno accompagnata da DO il cocchiere in carrozza. (testi di Sara, 35 anni, La Morra)